Le stampanti 3D anche per il cibo
Un fatturato stimato di 3,7 miliardi di dollari nel 2015 e di 10,8 entro il 2020: sono queste le previsioni di mercato per la stampa 3D che quest’anno all’International CES di Las Vegas (la fiera della tecnologia più importante al mondo) occupa un’area espositiva di centinaia di metri quadrati.
Tre anni fa alla kermesse Usa dell’elettronica c’era un solo produttore di stampanti 3D e il pensiero di poter usare una stampante a casa per fabbricare oggetti di uso comune o addirittura delle pietanze commestibili, era davvero fantascienza.
Oggi, però, questo sarà sempre più facile. Perché, a fianco delle prime stampanti 3D, che occupavano una stanza, è iniziata la produzione su larga scala di periferiche da tavolo, poco più ingombranti delle stampanti comuni.
“La stampa tridimensionale – spiega Gary Shapiro, presidente e Ad dell’associazione americana degli industriali dell’elettronica di consumo (Cea) – è una tecnologia rivoluzionaria che cambierà inevitabilmente la natura del manifatturiero nel prossimo futuro perché sta diventando sempre più accessibile. Ci sono centinaia di migliaia di modelli già pronti per la stampa e un numero crescente di app e di stampanti a costo sempre più basso per utilizzarli“.